I Cenci

Tragedia in quattro atti e dieci quadri dopo Shelley e Stendhal

Antonin Artaud

agosto 2020

traduzione e adattamento di Gennaro Vitiello

introduzione di Rino Mele

99

L X H: 13,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura, cucitura filo refe; COPERTINA carta patinata plastificata opaca, CMYK; INTERNO carta usomano avorio, ill. B/N;  2020, pp. 80, € 11,00

ISBN: 978-88-7218-455-4

Può capitare che certi autori si affannino a dare colpi allo strumento linguistico ormai messo in crisi da Tardieu, Ionesco, Beckett, ma si verifica anche che alcuni autori – fra questi quelli scelti per il nostro spettacolo – tentino il recupero della funzione del mezzo linguistico. Ogni ponte fra parola e cosa è crollato. La lingua in quanto rappresentazione della realtà è ormai un congegno matto. Tuttavia il riconoscimento della realtà rimane lo scopo dello scrivere. Ma come potrà effettuarsi? La lingua, che ha fin qui istituito rapporti di rappresentazione con la realtà ponendosi nei confronti di questa in posizione frontale, di specchio in cui essa direttamente si rifletteva, dovrà cambiare punto di vista. E cioè o trasferirsi nel cuore della realtà, trasformandosi da specchio riflettente in accurato registratore dei processi, anche più irrazionali del trasformarsi del reale; oppure, continuando a rimanere all’esterno della realtà, porre tra se stesse e questa un filtro attraverso il quale le cose, allargandosi in immagini surreali o allungandosi in forme allucinanti, tornino a svelarsi. Questa è l’operazione essenziale del nuovo sperimentalismo. Gennaro Vitiello

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