Antonio Catalano
Antonio Catalano nasce tra i lupi di Lucania un giorno di marzo del 1950. Terzo di cinque figli, segue presto il padre in Piemonte venuto a curare, dopo il forno di panettiere, il forno di una fonderia. A dodici anni Antonio conosce all’oratorio Luciano Nattino, già regista, a tredici anni, di una sfortunata squadra di pallone e della filodrammatica giovanile (maschile). È l’occasione della sua vita. Antonio vuole fare l’attore ma è continuamente tenuto da Luciano in ruoli secondari a causa della sua voce stridula e dell’incipiente calvizie. S’inventa mimo e riesce a spuntarla. Fonda così con Nattino, Agostinetto e altri, il “Magopovero”, gruppo teatrale (oggi “Casa degli alfieri”), e tutti pensano che il mago sia lui.
Dopo la fabbrica, l’autolavaggio e l’animazione nelle scuole di Asti, Antonio, sconsigliato da tutti, compie il salto del professionista teatrale, sport allora molto in voga. Nascono così: Pietre, Moby Dick, Conferenza Buffa, Galileo, Scaramouche, Van Gogh, Il vecchio e il mare, Alberi, Preistorie, Concerto Ostrogoto, Chisciotte, ecc. spettacoli memorabili da tutti meno che da lui.
Antonio affianca al teatro la sua attività di pittore/scultore naïf e di poeta maledetto. Pubblica di propria mano vari libri di poesie e disegni, subito esauriti.
Nel 1999 approda, col traghetto, alla Biennale Teatro dove presenta “gli armadi sensibili”, le “creature” e i “libricconi” della biblioteca di Cotrone.
Da allora è in giro per il mondo, introvabile. I suoi figli Matteo e Valerio, la sua moglie Paola, non sembrano disperarsi.
Ha pubblicato diversi libri, tra cui “Universi con gli occhi chiusi”, “Facce” (Kellerman), “Universi sensibili”, “Diario di viaggio negli universi sensibili” (Titivillus), “Diario di una cicala”, “Diario di un coccodrillo” (La bibbia dei semplici).