Il rovinismo di Lord Byron nell’opera di Marco Filiberti

Vincenzo Patanè

settembre 2024

prefazione di Masolino d’Amico

postfazione di Concita Filippini Steinemann

fotografie di Maria Elena Fantasia, Giuseppe Distefano, Claudio Binci e Irene Trancossi

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L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura, cucitura filo refe; COPERTINA carta patinata plastificata opaca con bandelle, CMYK; INTERNO carta usomano avorio, ill. CMYK; 2024, pp. 152, € 18,00

ISBN: 978-88-7218-484-4

Il rovinismo di Lord Byron nell’opera di Marco Filiberti di Vincenzo Patanè, uno dei massimi studiosi italiani byroniani, è un volume imperniato sull’idea di ‘drammaturgia del Rovinismo’ elaborata da Filiberti attorno al 2010. Da essa è poi scaturita la trilogia teatrale Il pianto delle Muse, un composito, potente affresco che ha come oggetto lo svilimento spirituale, etico, estetico, antropologico e ontologico della società attuale.

Filiberti, regista, scrittore e drammaturgo, ha identificato in Lord George Gordon Byron un profeta dello spaesamento dell’odierno uomo di pensiero, depauperato dei suoi archetipi antropoculturali in un mondo globalizzato e caotico.

Byron fu un personaggio affascinante, possente per la schiettezza e la forza di sfidare l’opinione pubblica. Nello stesso tempo presagì con acume molti temi propri della modernità: la difesa della libertà delle nazioni e degli uomini, la condanna della guerra (eccetto quelle combattute per la libertà), l’amore per la natura e gli animali, la passione per il viaggiare, l’anticonformismo, la sessualità disinibita, il rifiuto dell’omologazione.

Proprio per questo Filiberti, privilegiando l’aspetto sublime e metafisico della produzione letteraria e del modo di essere di Byron, lo ha elevato a indiscusso protagonista di cinque sue opere, esaminate con raffinatezza nel volume di Patanè.

Le due sceneggiature, Lord Byron. The Pilgrim of Eternity (2010) e The Secret Byron (2011), non ancora portate sullo schermo, se sul piano narrativo sono incentrate sulla vita e le opere letterarie di Byron, in realtà sono costruite come una soggettiva straniante del poeta sul mondo.

Le opere teatrali sono fra loro molto diverse. In Byron’s Ruins (2012) la biografia del poeta viene presentata nei suoi momenti più rilevanti con un taglio del tutto particolare. Le due versioni di Conversation Pieces (2013 e 2018) – così come il film Cain (2014), nato da una costola della prima versione dello spettacolo – si fondano invece su due specifiche opere byroniane, Cain e Manfred.

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