Il segno inspiegabile

Maurizio Buscarino

novembre 2008

a cura di Andrea Mancini

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L X H: 17 x 24; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA cartonata in nero, stampata in serigrafia; INTERNO illustrato, colori; 2008, pp. 232
Euro 30.00

ISBN: 978-88-7218-259-8

Un volume di grande valore, che pubblica con tecniche eccezionali 136 fotografie in B/N e 35 a colori, che Maurizio Buscarino, tra le firme più prestigiose della fotografia contemporanea, ha realizzato nelle carceri e negli istituti minorili di tutta Italia, documentando, ad esempio, molto del lavoro della Compagnia della Fortezza di Volterra. “Il segno inspiegabile” sarà rilegato con una copertina cartonata nera, dentro la quale il lettore troverà straordinarie sorprese espressive. Scrive Buscarino: «È Michel Foucault a descrivere nella società moderna, a partire dall’accensione dei Lumi e mozzate le teste di chi si arrogava ancora il diritto a una esclusiva nobiltà, il lento ma progressivo processo della “scomparsa dello spettacolo della punizione”. Spiega e racconta che è “il cerimoniale della pena a entrare nell’ombra. In Francia l’infamante confessione pubblica era stata abolita definitivamente nel 1830, la gogna soppressa nel 1789, in Inghilterra nel 1837. I lavori pubblici che si facevano eseguire nelle vie delle città o lungo le strade maestre – i forzati, collare di ferro, palla al piede, abiti multicolori, scambiavano con la folla sfide, ingiurie, beffe, percosse, segni di rancore o complicità – vengono soppressi quasi ovunque, la punizione cessa di essere spettacolo” e tutto ciò che la pena può comportare di esibizione si troverà ormai segnato da un indice negativo. È su questo indice negativo che il teatro è penetrato nel carcere, come una spia che assolve al proprio compito: Teatro è il Luogo dove si fa apparire ciò che è dietro le quinte, ciò che è nascosto alla vista; ma è anche il luogo dove si è chiamati ad assistere, dove si permette che ciò che accade, accada. In quei cortili dell’aria, mi sono sempre sentito tra la folla silenziosa in una antica piazza, ad assistere ad una esecuzione. Nel teatro del Carcere la pena e il risarcimento riappaiono come dramma – bendato dalla metafora – e il pubblico, la folla di un tempo, vede e interagisce nel silenzio dello sguardo con le “sfide, ingiurie, beffe, percosse, segni di rancore o complicità” che vengono lanciati dagli attori della condanna. II teatro è luogo rituale e strategico dove qualcosa è chiamato dall’ombra a riaccadere in luce. Il teatro del castigo è teatro. Il mito è la colpa. La domanda è di perdono. Il segno inspiegabile è la dignità, l’oscura nobiltà di ognuno.»

L'AUTORE