Mare, marmo, memoria
Chiacchierata con un’attrice
Elisabetta Salvatori
a cura di Tommaso Chimenti
fotografie di Francesca Pagliai
L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta patinata plastificata con risvolti, colori; INTERNO illustrato, B/N; 2008, pp. 200
ISBN: 978-88-7218-229-1La chiamano fatina. La chiamano angelo. Ha una veste bianca che le cade lungo il corpo. È scalza. Con passi leggeri. Non fa rumore. La voce flebile che fa attrito col dialetto aspro. Siede su una sediola con il fondo di paglia sbucciato. Ha i capelli che le scendono giù. Dalle spalle la avvolgono fino alla vita. Come uno scudo o due ante di una credenza segreta. Aspetta paziente che la musica la culli, la trasporti. Nella sua piccolezza regala un immenso senso di protezione. Nel vederla si ha ancora la sensazione che sia rimasto qualcosa di buono in questo mondo che dipingono cupo e nero e atroce e terribile. Accolti. Finalmente in una bolla di sapone che si crea, sottile e fragile e intangibile e per questo indissolubile, tra platea e cantastorie in un unico corteo, per mano, a bocca aperta. Andare. Incamminarsi mano nella mano per una strada sconosciuta, quella che fa tornare bambini ascoltando l’istinto, prestando attenzione a quello che si muove nella pancia, giù nel profondo. Che la fata comincia e vedere il mare è ancora più facile. Che perdersi sarà ritrovarsi migliori.
L'AUTORE
Elisabetta Salvatori
Elisabetta Salvatori, attrice e autrice, nasce in Versilia. Dopo gli studi artistici, scopre il teatro e inizia a raccontare. Comincia con le favole, favole e valigie, ogni storia che racconta è racchiusa in una valigia, come un piccolo teatrino viaggiante. Poi si avvicina alla narrazione per adulti e scompare tutto dalla scena, c’è solo la sua voce, che salta dall’italiano al dialetto versiliese, perchè quasi sempre è della Versilia che racconta, e il violino di Matteo Ceramelli che l’accompagna.
Le storie sono vere, raccolte incontrando e documentandosi. Il primo spettacolo è “La Bella di Nulla”, dove racconta la vita della sua bisnonna, e della Versilia dell’inizio del ’900. Poi affronta la Versilia della guerra, ed ecco “Scalpiccii sotto i platani”, l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, delicata rappresentazione di teatro civile, e subito dopo “Il partigiano Amos”, storia di un giovane poliomelitico, musicista, torturato e ucciso dai tedeschi sempre in Versilia. Poi “Calde rose”, dove racconta l’amore, “La bimba che aspetta”, storia di marmo e di scultura, “Viola”, dedicato a Dino Campana, e infine “Vi abbraccio tutti”, racconti di partenze e ritorni sulle strade dell’Appennino.
Nel 2004, a Forte dei Marmi, nella casa dove vive, crea un piccolo spazio teatrale dove ospita e programma spettacoli.