Per un teatro pop
La lingua di Babilonia Teatri
Stefano Casi
ALTRE VISIONI – MOVIMENTI
Collana diretta da Stefano Casi, Cristina Valenti e Franco Vazzoler
L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta usomano con risvolti, colori; INTERNO illustrato, CMYK; 2013, pp. 200
Euro 16.00
Si sono definiti pop, rock, punk, ma il loro nome dice già tutto: Babilonia Teatri. Hanno vinto il Premio Scenario, il Premio Ubu, il Premio Hystrio, il Premio Franco Enriquez: tutto in pochissimi anni di vita, da quando nel 2007 Enrico Castellani e Valeria Raimondi hanno dato vita alla compagnia.
Babilonia Teatri ha saputo marcare questi anni con un’originalità rara nelle giovani formazioni artistiche, inventando letteralmente una nuova lingua teatrale. Con un marchio inconfondibile: l’hanno definito rap, litania, coro, un teatro dove il testo dilaga beffardo e musicale in tirate declamate in modo cadenzato da performer raggelati in una frontalità implacabile.
Con il loro spettacolo-rivelazione “made in italy” hanno raccontato l’italietta avida e razzista dei nostri anni, dalla prospettiva della provincia veneta, fucina di nuove esperienze che stanno riscrivendo la geografia teatrale contemporanea. Lo hanno fatto reinventando lo spazio, la drammaturgia, la recitazione, l’attore e perfino il tecnico, rigorosamente a vista.
Hanno messo alla berlina la mancanza di lavoro in “Underwork”, la pornografia e lo sciacallaggio dell’informazione in “Pornobboy”. Hanno spiato il pianto dei bambini facendoli sorridere in “Baby don’t cry”. Hanno indagato la morte con glaciale cinismo e sorprendente dolore in “The end”. Hanno raccontato in Pinocchio una rinascita, quella delle persone uscite dal coma, senza pietismi e con l’autoironia di chi ha viaggiato davvero oltre la vita.
L'AUTORE
Stefano Casi
Stefano Casi, direttore artistico di Teatri di Vita a Bologna, giornalista (tra l’altro ha diretto il trimestrale «Società di pensieri», 1992-1996), sceneggiatore, professore a contratto al Dams all’Università di Bologna. Ha scritto i saggi “Pasolini un’idea di teatro” (Campanotto, 1990; tratto dalla tesi di laurea, vincitrice del Premio Pasolini nel 1987), “Andrea Adriatico: riflessi teatri di vita” (Zona, 2001), “I teatri di Pasolini” (Ubulibri, 2005; premiato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), ha curato “Teatro in delirio” (Il Cassero, 1989) e “Desiderio di Pasolini” (Sonda, 1990) e firmato con Iris Faigle la versione italiana di “Donne. Guerra, commedia di Thomas Brasch” (Sestante, 1995).