Quel buio luminoso
Sulla drammaturgia di Jon Fosse
Leif Zern
traduzione e cura di Vanda Monaco Westerståhl
L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta usomano con risvolti, colori; INTERNO B/N; 2012, pp. 112
Euro 14.00
Fuori catalogo
ISBN: 978-88-7218-329-8Leif Zern è fra i maggiori critici e scrittori di teatro del nostro tempo. In questo sorprendente saggio sul grande autore drammatico norvegese Jon Fosse – considerato uno dei più importanti drammaturghi sulla scena mondiale contemporanea e i cui testi sono tradotti e rappresentati in oltre venti lingue – Zern coinvolge il lettore non solo nella poetica di Fosse, ma anche nell’esperienza teatrale e scenica dei più significativi registi attivi a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Leggere questo libro è anche un atto “esperienziale”, come certamente lo è anche il teatro di Fosse, con quella sua concretezza che nasconde il mistero nelle cose e nei gesti degli uomini, non al di fuori di essi. Zern segue i percorsi concreti della parola poetica nei tempi passati e presenti per entrare nella leggerezza dei dialoghi di Fosse.
“Quel buio luminoso” è stato tradotto in norvegese, tedesco, francese, polacco e inglese.
L'AUTORE
Leif Zern
Leif Zern acuto studioso del teatro del Novecento europeo, è il maggior critico teatrale scandinavo, per decenni ha svolto la sua attività anche su «Dagens Nyheter» il più diffuso giornale svedese. Leif Zern ha avuto e ha una grande influenza sulla scena svedese contribuendo anche a superare modi di far teatro diventati col tempo obsoleti, contestualizzando il teatro svedese nella scena europea evitando così autorefernzialità e provincialismi. Le sue critiche nascono dalla scena e respirano con essa. Lo sguardo è lo strumento di lavoro per Zern. Uno sguardo affinato mediante un continuo esercizio consapevole del guardare le diversità e la qualità dei teatri e delle scene. La sua attenta osservazione delle pratiche teatrali lo pone molto vicino alle scoperte recenti delle neuroscienze che stanno aprendo nuovi campi di conoscenza anche sul lavoro dell’attore. Zern non crede che il sottotesto e l’impatto psicologico con il testo siano gli elementi che mettono in moto il lavoro dell’ attore, invece è centrale per lui il rapporto fra attore e testo considerato in primo luogo come catena di suoni e di ritmi. Questa sua posizione era condivisa profondamente da Bergman per il quale, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, il testo era una partitura all’interno della quale si sviluppa il lavoro dell’attore. Tra le opere maggiori di Zern: “Se Bergman” (Vedere Bergman), in cui, capovolgendo punti di vista correnti, Zern dimostra come il linguaggio cinematografico di Bergman nasca dal suo teatro.