Tramonto (e risurrezione) del grande attore
A ottant’anni dal libro di Silvio d’Amico
Andrea Mancini
L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta patinata plastificata con risvolti, colori; INTERNO illustrato, colori; 2008, pp. 264
Euro 16.00
“Tramonto del grande” attore di Silvio d’Amico è un libro fondamentale per la storia del teatro dell’altro secolo, un libro anche frainteso, perché si pensò che d’Amico gridasse: – Finalmente! e invece voleva solo dire: – Peccato… Peccato che questa figura, quella del grande attore, che allora, nonostante tutto, continuava a riempire platee spesso adoranti, fosse in via di estinzione, sostituita magari dal regista, che in quel momento – il 1929 appunto – ancora neppure esisteva. Se non altro come nome (fu il linguista Bruno Migliorini, in un articolo su «Scenario», a vararne l’uso). Questo libro redatto in anni di ricerche da Andrea Mancini intende celebrare la ricorrenza, con la pubblicazione di una serie di saggi sulla figura di un grande critico, che preferiva farsi chiamare “cronista teatrale”, sugli anni. Saggi che riguardano appunto il grande attore, il suo tramonto, ma anche la sua risurrezione, provocata dallo stesso Silvio d’Amico. Il libro si chiude infatti con uno spettacolo storico, andato in scena al Teatro argentina di Roma per una sola sera del 1943, bloccato dalla censura fascista, che non sopportò le critiche al regime. Si trattava dell’“Opera dello straccione” di John Gay, andato in scena con la regia di Vito Pandolfi, le scene di Toti Scialoja e l’interpretazione di Vittorio Gassman e di altri allievi dell’Accademia d’arte drammatica di Roma, che allora – evidentemente – non si chiamava ancora Silvio d’Amico. Il libro di Mancini è completato da una serie di saggi biografici sul d’Amico giovane e sul d’Amico prima dell’Accademia, oltre allo straordinario carteggio con Anton Giulio Bragaglia, nemico storico del critico romano. Di grande interesse anche le interviste con Lele e Filomena d’Amico, il figlio e la nipote, che raccontano episodi inediti del loro illustre parente.
L'AUTORE
Andrea Mancini
Andrea Mancini, laureato in lettere (1978) con il massimo dei voti e lode presso l’Università di Firenze, con Ludovico Zorzi, Luigi Squarzina, Maria Fancelli. Ha ottenuto il dottorato di ricerca presso l’università di Bologna, sotto la direzione di Claudio Meldolesi. Ha vinto numerose borse di studio e di ricerca, tra l’altro quella bandita dal Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, dove ha lavorato diversi anni , in particolare sulla biografia di Silvio d’Amico. Ha un’esperienza nell’ambito della programmazione, organizzazione e promozione di eventi culturali.
E’ stato docente di “iconografia del teatro e del cinema” presso l’università di Siena e di “organizzazione di eventi” presso l’università di Firenze, Progeas (Progettazione e gestione di eventi ed imprese dell’arte e dello spettacolo) di Prato.
E’ stato direttore dal 1993 al 2009 della Casa editrice Titivillus, nonché di altre associazioni legate al teatro e alla cultura in genere.
Autore di molti libri, articoli sul teatro e sul cinema.