Tutto è bene quel che finisce
Tre capitoli per una buona morte
Roberto Scappin, Paola Vannoni
a cura di Graziano Graziani
con i contributi di Laura Gemini, Graziano Graziani e Andrea Porcheddu
L X H: 13,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura, cucitura filo refe; COPERTINA carta patinata plastificata opaca, CMYK; INTERNO carta usomano avorio, ill. CMYK; 2022, pp. 168, € 15,00
ISBN: 978-88-7218-466-0Esiste una buona morte? Per poter esistere dovrebbe, innanzitutto, essere pronunciabile. E invece non c’è tabù più grande per un paese come l’Italia, che forse sta vivendo una crisi delle sue radici cattoliche ma non ha ancora messo in crisi il vocabolario che appartiene a quelle radici. Così, in una cultura secolarizzata ma che continua a usare vecchie parole, la morte è un tabù. Un rimosso. Con questi “tre capitoli per una buona morte”, la compagnia Quotidianacom dà vita a una drammaturgia che cerca di fare i conti con questa rimozione, allestendo un teatro comico e tragico allo stesso tempo, che indaga sul rimosso attraverso la crepa di senso che si apre tra le parole. E questo già a partire dal titolo dal sapore shakespeariano che designa la trilogia: Tutto è bene quel che finisce. Mancherebbe un avverbio per chiudere la commedia – “Tutto è bene quel che finisce bene” – ma, a quanto ci lascia intravedere il teatro della compagnia riminese, quell’avverbio è proprio la parola che ci manca.
Questo volume raccoglie i tre testi della trilogia – L’anarchico non è fotogenico, Io muoio e tu mangi, Lei è Gesù – accompagnati dalle riflessioni di esperti del teatro come Laura Gemini, Graziano Graziani, Andrea Porcheddu.
L'AUTORE
Roberto Scappin, Paola Vannoni
Dopo la Trilogia dell’Inesistente – esercizi di condizione umana, il cui primo episodio Tragedia tutta esteriore si aggiudicò il premio “Loro del Reno” (Teatri di Vita, Bologna), Tutto è bene quel che finisce è la seconda pubblicazione dei quotidianacom, Roberto Scappin e Paola Vannoni, autori e interpreti degli spettacoli della compagnia fondata a Rimini nel 2003. Creatori di un personale linguaggio e di una scrittura surreale, dalla spiccata vena caustica, ispirata a un raffinato gusto del non-senso, con il primo capitolo di questa trilogia, L’anarchico non è fotogenico, sono stati presenti alla Biennale Teatro 2019 dal titolo Drammaturgie.